La storia dell’ipnosi e dell’induzione ipnotica raccoglie figure come
Mesmer (Mesmerismo),Charcot (dissociazione psichica/mentale), Bernheim (semplice suggestione nello stato vigile) ,mentre nell’ipnosi moderna ricordiamo Erickson (la trance è una condizione naturale).
1.F.A.MESMER (1734-1815): la teoria è del “magnetismo minerale e del magnetismo animale”. Nell’universo si pensa che esista un fluido vitale presente in ogni sostanza che determina la modificazione dei corpi. Se il fluido non circola bene l’uomo si può ammalare. La terapia ipnotica di Mesmer si avvale di magneti/calamite che posizionate su diverse parti del corpo ristabiliscono il fluido originario. Inoltre tale fluido poteva essere dispensato direttamente da animali o da persone (fra cui Mesmer stesso) attraverso passi particolari, impianti scenografici spingendo verso la modalità convulsiva della crisi.
2. De Chastenet –Marchese di Puyseguer (1751-1825): la teoria è similare a quella di Mesmer con la differenza che è esclusivamente relativa al magnetismo animale e che è la persona mesmerizzata a mandare il fluido e non il magnetizzatore. E’ la parola che diventa importante verso la persona apparentemente addormentata che esegue fedelmente i suggerimenti dell’operatore: una sorta di sonnambulismo artificiale
3.Abate Faria (1775-1819): la teoria è che esistono individui più adatti degli altri: “sonnambuli naturali”. Non esiste fluido e l’ipnosi è un sonno lucido. Nello stato così indotto, egli riteneva che la suggestione potesse agire “su tutti gli organi interni ed esterni” (Faria, 1806),
4.J.Braid (1795-1890): introduce per la prima volta il termine ipnotismo come “uno stato particolare del sistema nervoso determinato da manovre artificiali” che potevano produrre una situazione di affaticamento e di paralisi dei centri nervosi, o anche di “monodeismo” ossia la condizione della mente dominata da una sola idea. Con un oggetto splendente posizionato a 20-25 cm dalla fronte si induceva un grande sforzo agli occhi e alla mente in modo da addormentare i soggetti.
5.J.M.Charcot (1825-1893): la teoria è che l’ipnosi fosse o uno stato nevrotico prodotto sperimentalmente o patologico inducibile nelle persone isteriche. Charcot dà quindi dignità all’isteria come una malattia. Agendo sia manualmente su alcune zone cutanee (testa, fonte, ovaie) sia sull’immaginazione (anche utilizzando stimoli tattili (soffi d’aria sul volto), visivi (fissazione della fiamma),acustici (gong) era possibile riprodurre stati isterici in tre fasi: fase catalettica (immobilità), fase letargica (chiusura della palpebre), fase sonnambulica (insensibilità completa) . Ogni stato isterico secondo Charcot produce una dissociazione psichica e/o mentale.
6.A.A. Liebault (1832-1905) – H. Berheim (1840-1919): la teoria è che l’ipnosi è un grado si suggestionabilità esaltata, dove la parola è fondamentale per l’induzione ipnotica, che fa penetrare e realizzare un idea nel soggetto che la riceve. Si poneva le mani sugli occhi e si suggeriva di dormire.
7. Freud (1856-1939): utilizzo l’ipnosi prima della psicanalisi, ma poi l’abbandonò considerandola troppo direttiva
8. P.Janet (1859-1947): la teoria è che l’ipnosi produrrebbe una “coscienza seconda”, ossia separata, dissociata dalla primaria, ossia quella che è nello stato di veglia: una coscienza costituita da gruppi di memorie che si manifestano patologicamente in personalità isteriche.
Alcuni scienziati dell’Ipnosi
1. I.P. Paplov (1849-1936): l’ipnosi è un “sonno parziale”, creato da una dissociazione nelle funzioni cerebrali, con conseguente inibizione parziale localizzata nella zona motoria. E’ un inibizione corticale diversa da quella del sonno per intensità e grado di irradiazione.
2.C.Hull nel 1933 definì l’ipnosi un “processo di apprendimento” dove l’organismo impara a rispondere in un’altra modalità adeguata agli stimoli.
3.A. M. Weitzenhoffer nel 1953 definì l’ipnosi come uno stato di “ipersuggestionabilità” prodotta da stimoli esterni dove i comportamenti caratteristici sono dati da 3 stadi: omoazione dove il livello di trance è superficiale, eteroazione dove il livello di trance si approfondisce ed infine la consapevolezza limitata o ristretta dove c’è maggiore livello di risposta agli stimoli dell’operatore.
4.L.Wolberg nel 1960 definì l’ipnosi come un inibizione dei centri corticali più elevati, non accessibili nello stato di veglia, causando una sorta di regressione in grado di far identificare l’operatore con una figura possibile genitoriale di riferimento
5.E.R. Hilgard nel 1965 sviluppo la teoria dello sviluppo interattivo dell’ipnosi, che incomincerebbe fin dall’infanzia, favorita dalle “distorsioni del reale”, innate nel bambino e stimolate dai genitori, distorsioni che si possono recuperare in età adulta, se mantenute e opportunamente stimolate dall’operatore tramite opportuni canali di comunicazione. Inoltre si possono sviluppare caratteristiche comportamentali del tutto indipendenti dalla relazione operatore/soggetto. Le componente sensoriali sono diverse: ad esempio il dolore, affermò Hilgard, si può mantenere anche a livello ipnotico ma con una differente livello di componente sensoriale.
6.L. Kubie e S.Margolin nel 1944 definirono l’ipnosi un “processo” dove spariscono i canali di comunicazione con l’ambiente esterno (rimane solo la voce dell’ipnotista) e vi è una naturale attenzione a ciò che sta accadendo, e uno “stato ipnotico” dove c’è compenetrazione tra vissuto dell’operatore e del soggetto ipnotizzato, che viene incorporato all’interno delle frontiere del proprio Io.
7.M.Gill e M. Brenman nel 1959 definirono l’ipnosi come vera regressione di una parte dell’Io a servizio dell’Io. Tale regressione comporterebbe un impoverimento energetico da parte dei meccanismi psicologici abituali dell’Io, che si adatterebbe a meccanismi più antichi di funzionamento che solo in stato di trance riacquisterebbero le energie perdute (reautomatizzazione). In questo caso l’Io ipnotico costituirebbe un subsistema dell’Io.
L’evoluzione dell’Ipnosi
1.M. Erickson (1901-1980): medico e psichiatra, forse il piu’ grande ipnotista, ipnologo e comunicatore del secolo scorso. Scrisse “Terapie non comuni” che lo consacrò come un maestro di terapia strategica. Erickson utilizzò l’ipnosi in modo creativo non più cioè come una serie di rituali standard ma come un particolare stile comunicativo e una particolare “situazione comunicativa relazionale” (Jay Haley, Terapie non comuni, Astrolabio, Roma 1976).Era capace di indurre una trance a partire da racconti, reminiscenze, episodi della sua vita o altre strane storie e fatti inconsueti che apparentemente non avevano nulla a che fare con il problema specifico del paziente, che poi veniva congedato senza accorgersi che era entrato e uscito spontaneamente dalla trance più volte. Scopo della sua ipnosi era quello di accedere al potenziale inconscio e alla capacità naturale di apprendere del cliente, depotenziando al contempo i suoi schemi limitanti. (Milton H. Erickson – Ernest L. Rossi, Ipnoterapia, Astrolabio, Roma 1982) Erickson fu anche il socio fondatore dell’American Society of Clinical Hypnosis e contribuì a adre dignità e scientificità all’ipnosi, collaborò inoltre con Aldous Huxley nella sua ricerca intorno agli stati alterati di coscienza. Per Richard Bandler e John Grinder, co-fondatori della teoria della Programmazione NeuroLinguistica, è stato un modello, un mentore e una incredibile fonte di materiale, idee e intuizioni. Erickson rivoluzionò la prassi dell’ipnosi come approccio terapeutico e diede un apporto teorico e tecnico originale e innovativo alla terapia (J. K. M. Zeig, W. M., 1999). Il modello mBraining riprende la focalizzazione ideodinamica di Erikson (manifestazione che fa sì che quando un soggetto pensa a un certo comportamento, tende ad agirlo impercettibilmente a livello inconscio) nella comunicazione trai i tre cervelli, come già diceva Bernheim :“ogni cellula cerebrale azionata da un’idea aziona le fibre nervose che devono realizzare questa idea”
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